Note di regia
Il Malato immaginario, considerato uno dei grandi classici della comicità, è l'ultima opera scritta da Molière. Solo quattro furono le recite a cui l'autore prese parte: l'ultima si chiuse con la sua morte. Una pagina di teatro, scritta direttamente sulla scena, che ha reso famosa quest'opera e il motivo per cui viene ricordata. Un testo concepito da Molière in un momento difficile della sua vita, tormentato da eventi nefasti e da una salute precaria. Il suo è forse un tentativo di esorcizzare la morte attraverso la creazione di un personaggio che finge la malattia: è meglio temere di essere malati invece che accettare di esserlo. E dunque, Argante finge piuttosto una salute che non esiste. Si lascia sedurre consapevolmente dai medici, dai loro raggiri, dai loro misteri nell'illusione che il destino gli riservi un'ipotetica vita da sano. La satira contro i medici si rivela dunque anche stizzosa e disperata contro l'impotenza e il ridicolo della medicina. Attorno ad Argante, oltre a medici e guaritori, pozioni e medicamenti, ruotano alcune figure fondamentali per la materializzazione delle sue fobie e la messa in scena di trovate ed espedienti. La sua finta morte per sondare il cuore della moglie e della figlia, il conflitto con quest'ultima in materia di matrimonio, la burla della laurea "honoris causa" in medicina non sono che alcuni dei meccanismi che, spingendo sul pedale della comicità, Molière costruisce per scandagliare l'animo umano e rivelarne la vera natura dei sentimenti. E allora abbiamo voluto reinventare, senza tradire lo spirito, tutti i personaggi, conferendo loro quella modernità che lo stesso autore ci suggerisce. Dal malato tutto esce dal corpo, il ben riuscito e il mal riuscito, il felice e l'infelice, è insomma lo spurgo di quel corpo salassato, clisterizzato e purgato.
Scheda tecnica
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