Note di regia
Moliere scrisse il Borghese Gentiluomo su commissione per compiacere il re Sole, e sebbene volesse dar vita a una semplice "mascherata" attraverso la quale mettere insieme le entré di un balletto e le arie di J.B. Lully, creò una novità assoluta. Non è facile infatti trovare la giusta definizione per questo indiscusso capolavoro, che riduttivamente viene considerato una comédie-ballet. La grande novità è l'estrema libertà con cui l'autore tratta la vicenda di Monsieur Jourdain; ai toni farseschi e satireggianti si susseguono elementi di fiaba, momenti onirici anche disperati e accanto a una prosa densa di ritmo coesiste una coreografica, il tutto teso a una teatralità assoluta, di grande effetto comico. Un variopinto affresco seicentesco, che, memore dell'esperienza della commedia dell'arte, offre agli attori infinite possibilità di gioco e alla regia una grande libertà espressiva.
Come accade solo con i "grandi", le loro opere vanno ben oltre il tempo in cui sono state prodotte ed ecco infatti che, ancora oggi, un testo come questo, presenta diversi motivi di attualità . Il sogno di Jourdain, che, infatuato dai titoli nobiliari, si sforza in tutti i modi di diventare un blasonato, di raggiungere un livello sociale più alto, non è forse simile a quel patetico tentativo di assomigliare a un ideale di persona potente, vincente, alla quale tutto è concesso, che (ahimè) quotidianamente la nostra società si trova a fare?
Ma c'è anche qualcosa di poetico in questo esaltato sognatore, qualcosa di attraente, che sicuramente non hanno le figure che gli ruotano intorno; a modo suo è un uomo "antico", un uomo che ancora "crede", che insegue un ideale a costo di sacrificare tutta la sua intera esistenza. Vorrei che questo spettacolo fosse fortemente popolare, nel senso più alto, capace cioè di coinvolgere e divertire lo spettatore, riscuotendolo dal torpore mortale di tanto teatro ermetico e noioso e nel contempo, di stimolare riflessioni.
Scheda tecnica
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